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![]() | Robin R. - Milano IL FIORE E I SUOI COLORI |
![]() | Il fiorellino era in mezzo ad un campo. Era un bellissimo fiorellino. Tutti si fermavano a guardarlo. Aveva colori dolci, delicati, morbidi, belli. Qualcuno si avvicinò ad ammirare quei colori e ne restò affascinato. Si portò a casa quel magnifico fiore, ne ebbe cura, lo mise nel suo guardino e lo accudì. Il fiore splendeva e splendeva. La persona era sempre affascinata da quel fiore, ma un giorno pensò che sarebbe stato più bello per i suoi gusti se avesse assunto una certa tonalità particolare. |
Il fiore, per continuare a rendere felice quella persona, cambiò la tonalità e assunse quella desiderata. La nuova tonalità piaceva e la persona continuava ad accudire ancora quel bellissimo fiore. Ma dopo un poco quella tonalità ancora non lo soddisfaceva e chiese al fiore di averne un'altra. Il fiore acconsentì, felice di dare piacere. Ancora altri cambiamenti di colore per adattare il fiore al suo gusto personale, in modo che avesse non il fiore che gli piaceva, ma il fiore che avrebbe voluto avere. Non si rendeva conto che così avrebbe avuto qualcosa che non era, perché quei colori non erano tipici di quel fiore che, all'origine, ne aveva altri. Il fatto che il fiore ora avesse quei colori non significava che fossero i suoi. |
Alla fine il fiore perse lucentezza. Non diceva nulla e cercava di mantenere il colore che oramai gli era stato assegnato. Ci provava e ci provava. Ma ogni giorno perdeva la lucentezza. Manteneva il colore desiderato ma perdeva la lucentezza, brillava sempre meno. Oramai era troppo tardi per tenere i propri colori originari perché la persona aveva fatto l'abitudine a quelli riferiti al suo gusto personale. Il fiore, dal canto suo, non ce la faceva più a nascondere i suoi colori veri. Il fiore ritornò nel campo. Fece fatica a recuperare la sua lucentezza e i suoi colori. Arrivò un'altra persona. Seppur ancora il fiore non avesse recuperato tutta la sua lucentezza ed i suoi colori, continuava ad essere uno splendido fiore. Magari non era tale per tutti, ma sicuramente lo era per coloro che amavano quei particolari colori. | ![]() |
La nuova persona invece aveva visto solo il fiore senza prestare attenzione ai colori. Un fiore equivale ad un altro. Lo portò a casa e lo colorò con il pennarello. Quale scempio, quanta bellezza coperta. Quello era un fiore e tale doveva restare, coi suoi colori. Poteva piacere o non piacere, ma non doveva avere i colori che non erano suoi perché altrimenti non avrebbe potuto esibire la sua bellezza, perché la nuova bellezza impostagli non era sua. Il fiore ritornò nel campo. Aveva ancora meno luce. Passò un'altra persona. Nel campo c'erano tanti fiori. La persona fu però attratta da quello in particolare. Non importava se non aveva lucentezza perché i colori erano di suo gradimento. La tonalità era perfetta. L'accostamento di colori era ciò che avrebbe scelto se avesse potuto scegliere. |
![]() | Ma la persona sapeva che non poteva scegliere, doveva gustare ciò che vedeva senza interferire perché, se lo avesse fatto, quello non sarebbe più stato "il" fiore che era, ma il fiore che lui avrebbe voluto che fosse. Ma questo era impossibile. I fiori sono fiori e non vanno colorati, vanno annaffiati, curati per dare lucentezza, ma il colore deve restare quello che la Natura ha voluto che quel determinato fiore avesse. La lucentezza e la bellezza del fiore, a sua volta, se quella naturale, può dare luce a chi lo guarda, può rallegrarlo con le sue tonalità, può colorargli l'anima, ma lo può fare solo con i suoi colori, non con i colori di altri. |
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