Andrea Santini - Siena
LE LENZUOLA CADONO DAL CASTELLO
Ogni castello che si rispetti è fatto con tante pietre posate una sopra l' altra, ha molte torri alte e strette ed è circondato da una fossa piena di acqua, dove, qualche volta, si possono vedere nuotare strani pesci, grossi come gli elefanti dell' Africa e tanto brutti che spesso i ladroni guardano bene dall' avvicinarsi; ma non tutti sono così, infatti a volte anche una piccola casa può diventare un castello, purché non manchino mai le lenzuola… La storia che sto per raccontarvi si svolse nel paese freddo e montuoso di Tibia, che si trova al confine tra la grande terra degli uomini con gli occhi che sorridono e il territorio abitato dal popolo di Gengino il grande, chiamato così dai suoi nemici perché invece era molto piccolo d' altezza.
Al centro del regno c' era una città molto piccola ma ben custodita, di nome Lasa, con delle mura così grandi e robuste che tutti i visitatori stranieri si fermavano per ammirarle a giornate intere. Da esse si poteva risalire direttamente lungo la strada principale fino a giungere sotto l' abitazione del re, che aveva il suo trono in un castello così grande che spesso si alzava al mattino senza la più pallida idea di quale strada dovesse fare per giungere al refettorio, dove poteva fare colazione circondato dai tutti i suoi servi.
Ogni abitante della città portava rispetto a re Gengino, perché nonostante fosse piccolo aveva un cuore così grande che non faceva mancare mai niente al suo popolo, così che ben presto il suo nome era sulla bocca di tutti ogni volta che si voleva mostrare qualcuno a cui bisognava assomigliare.Tutto sembrava procedere bene, la gente lavorava, pregava e si divertiva nella più grande serenità, c' era la pace, ed ogni Domenica il popolo, guidato dal suo re, si recava nel tempio per rendere grazie al buon Dio, che concedeva tutta questa abbondanza, ma ognuno in cuor suo pregava affinché Gengino potesse godere di una lunga vita e tanta salute.
E' certo però che ogni giorno ti regala sempre delle sorprese, a volte belle, a volte un po' meno e che perfino spolverando dietro ad un vaso puoi trovare quello che non ti aspetti. Anche tutti i servi del re che lavoravano nelle stanze al piano terreno erano stupiti e smesso ogni lavoro si guardavano l' un l' altro negli occhi chiedendosi cosa fossero tutte quelle voci. Nel frattempo di sopra c' era un via vai di cameriere e sorveglianti che correvano con le mani sulla testa senza sapere loro stesse dove stessero correndo ed era tanta l' agitazione che si erano dimenticate anche il perché, infatti erano tutte così spaventate che ciascuna desiderava solo nascondersi dalla vista delle altre.
D' improvviso comparve la Regina che svegliata da tutta questa confusione digrignava i denti nell' attesa di sapere chi e che cosa avesse disturbato il suo sonno. Fermata la prima serva che passava chiese spiegazioni immediate pena la perdita del lavoro; la poveretta, tutta impaurita, iniziò a piangere e disse tremando che tutte le lenzuola erano sparite dal castello e che qualcuno durante la notte aveva udito strani rumori provenienti dal sotterraneo. La regina impaurita corse nella camera da letto del re e notata la sua assenza iniziò a turbarsi leggermente, temeva infatti che qualcosa potesse essergli successo; ma guardandosi meglio attorno vide che ogni cosa era al suo posto, solo un vaso, però, era spostato su una mensola…quasi stava per cadere se non che tra un piccolo movimento e l' altro continuava a reggersi in piedi.
Guardando meglio vide che sulla parete dietro il vaso c' era un piccolo buco a forma di manico, la regina incuriosita si avvicinò ed appoggiando la mano dentro al buco cadde in avanti sospinta dal peso del proprio corpo. Quando riaprì gli occhi si trovò davanti un lungo corridoio stretto di cui non si vedeva la fine, ma in lontananza, confuso con il battito accelerato del proprio cuore, un rumore come di…catene. Ripensando alle parole della cameriera sugli strani rumori, la regina si mise le mani sul petto ed invocando in silenzio la sua mamma celeste si fece coraggio, perché in lei era più forte l' amore per il proprio marito che la paura di ogni burlone che si voleva far passare per un fantasma. Avanzando piano piano lungo il corridoio il rumore metallico si faceva sempre più intenso e ad un certo punto divenne così forte che le toccò coprirsi le orecchie.
Arrivò ad un punto più largo del corridoio che faceva angolo con una stradina senza pietre che con ogni probabilità portava verso le segrete del castello, dove venivano custoditi tutti quelli che avevano sbagliato in modo grave, in attesa che capissero il loro errore. Genoveffa, la regina, si fece nuovamente coraggio, e oltrepassò il punto dove si era fermata e si trovò davanti a qualcosa che mai avrebbe immaginato di vedere. Funi, lacci, ruote dentate, tanto rumore e tanto movimento, strane scale che salivano e scendevano e sopra di esse, fissate con dei ganci, bianche e candide lenzuola, a centinaia, che continuavano a salire verso l' alto, su, su, verso la sommità del castello.
Piena di stupore e di timore Genoveffa cercava di capirci qualcosa se non ché la sua attenzione fu attirata da un' ombra che si muoveva lentamente lungo una scala a pioli, salendo come le lenzuola verso l' alto. La regina decise coraggiosamente di seguirla e man mano che saliva vedeva che le lenzuola non andavano più verso l' alto perché stavano terminando. Giunta sotto una botola che si era richiusa subito dopo il passaggio della misteriosa ombra, attese qualche momento per non farsi scoprire, dopo di ché salì in superficie.
Tirava un vento forte da far paura e con gli occhi pieni di lacrime a mala pena distingueva i contorni delle cose, si riparò allora dietro un merlo sporgente e, al riparo dal vento, vide uno spettacolo che mai si era immaginata prima: in pieno giorno tutta la città sembrava come solcata da tanti uccelli bianchi come la neve, che coprivano la vista fino all' orizzonte; ma la cosa più strana era che fermo vicino alle mura, sorridente come un bambino, c' era il re che guardava contento tutto lo spettacolo.
La regina si avvicinò al marito piena d' ansia chiedendo se stesse bene e cosa gli fosse successo durante la notte; lui lì per lì sembrava non ascoltarla, poi d' improvviso si girò verso di lei e disse: finalmente sono un uomo felice perché ho sconfitto ciò che temevo fin da piccolo . La regina continuava a non capirci niente ma Gengino le venne incontro con queste parole: Ogni uomo, anche il più buono, ha qualcosa da nascondere, qualcosa di cui provare vergogna e questo non perché debba essere per forza cattivo ma perché è talmente abituato a sentir parlare bene di lui da chi gli vuole bene che si dimentica facilmente dei difetti in cui si deve migliorare .
Genoveffa lo ascoltava molto attentamente. Il re proseguì: Quando ero bambino avevo paura del buio perché mia nonna mi raccontava sempre che quando calavano le luci il fantasma di questo castello cominciava a girare per le stanze per trovare e portare via con sé i bambini cattivi, così io ho sempre dormito con la luce accesa, anche oggi, ma vedi Genoveffa, mi sono giunte alle orecchie tutte le preghiere che il popolo fa per me e solo ora ho capito che se sono veramente il loro re, non posso avere paura di un fantasma: così come sono diventato una persona buona, devo diventare anche una persona coraggiosa .
La regina rispose: Ma perché scusa hai buttato via tutte le lenzuola ? . Perché tutti dicono che i fantasmi si aggirano sotto le lenzuola, per farsi vedere, io oggi voglio dire a tutti che i fantasmi non esistono e che non devono avere paura di niente, perché lì dove c'è qualcuno che ti vuole bene, lì troverai l' aiuto per superare molte difficoltà . Genoveffa non chiese più niente a Gengino, solo si domandò anche lei quali paure dovesse superare e gli venne in mente tutte le volte che da bambina aveva anche lei avuto paura del buio o paura che la mamma non le volesse bene, poi ripensò alle parole di suo marito, a tutte le persone che le volevano bene e che pregavano per lei, e il sorriso le tornò sulla bocca, così come ce lo aveva tutte le volte che sua madre la baciava prima di andare a letto.