Ester V. - Sasso Marconi (BO)
L' EREDITA'
Moltissimi anni fa, in una casupola immersa nel verde dei prati, viveva un vecchio con I suoi tre figli: Marco, Luca e Giacomo. La loro vita era molto semplice, vivevano di ciò che produceva la terra, il gregge e si scaldavano al fuoco del camino. Ormai l'anziano padre era sul punto di passare a miglior vita, così chiamò a raccolta I suoi figli per dettare loro le sue ultime volontà. " Marco, tu sei il primogenito, hai lavorato accanto a me molto duramente in tutti questi anni, mi hai aiutato ad allevare anche I tuoi fratelli, dopo la morte di vostra madre.... A te lascio la casa e la terra e le galline.....
A te, Luca, lascio il gregge e il bosco perchè hai lavorato assieme a tuo fratello con diligenza e senza mai lamentarti.... A te, Giacomo, che sei il più giovane, che quindi hai faticato meno, ti lascio una tovaglia preziosa che ha ricamato la mia povera moglie.... Fanne buon uso... Sei ancora giovane, hai ancora tutta una vita davanti a te... Forse il destino ha qualcosa di speciale in serbo per te.... Vi benedico figlioli... Presto raggiungerò la mia adorata... E adesso posso andarmene in pace... Quello che dovevo fare, l'ho fatto" La sua voce diveniva via via sempre più flebile, un sussurro.... Chiuse gli occhi e si addormentò per sempre. I tre fratelli rimasero in rispettoso silenzio per un pò di tempo, poi, uno alla volta uscirono dalla misera stanza. " Mi dispiace per te, Giacomo, nostro padre non è che avesse un granchè da lasciarci, ma solo una tovaglia..." disse Marco " Questa non è solo UNA tovaglia, ma LA tovaglia!!! Ricordati che l'ha ricamata nostra madre!" Sbottò risentito Giacomo.
" Certo che tu che hai avuto di più, - disse Luca- potresti anche venirci incontro... Noi non sappiamo neppure dove andare a dormire stanotte..." e mentre lasciava cadere il discorso guardava furtivamente Marco per vedere se dalla sua bocca usciva un invito a restare con lui " Certo che ho avuto di più, lo hai sentito anche tu, sono più grande, quindi ho lavorato più di voi! Poi tu Luca, puoi anhe andare a dormire fra le pecore, nell'ovile, posso solo fare un'eccezione per Giacomo, ma per te... Niente da fare!" così I due fratelli maggiori cominciarono a litigare, ce ne volle un pò perchè sentissero la voce di Giacomo: " Ehi EHI! Fratelli, basta! Nostro padre è appena morto e voi litigate di già?? In fin dei conti fino ad ora abbiamo diviso la casa in quattro, credete di non riuscire a convivere in due?" "In due??" ribadirono gli altri " Sì, in due, non ho nessuna intenzione di restare qui con voi per sentivi litigare! Potreste venirvi incontro... Tu Marco lasci una stanza a Luca, lui in cambio ti procura la legna dal suo bosco e divide con te il latte e formaggio del suo gregge, e tu puoi dare a lui un pò della tua farina, così potrete vivere bene tutti e due aiutandovi... Che ve ne pare??" e mentre I fratelli bofonchiavano tra loro, Giacomo prese la sua tovaglia e si incamminò sul sentiero che portava al paese: I fratelli nn si accorsero di nulla, non lo salutarono nemmeno tanto erano intenti a trattare gli accordi. Giacomo camminò senza voltarsi per molte ore, ormai il sole era tramontato e lo stomaco si faceva sentire.
Si mise le mani in tasca: vuote! Un profumino di zuppa attirò il suo naso che lo guidò verso l'unica trattoria del paese. Non ci pensò due volte, si infilò la tovaglia nella cinta dei pantaloni a mò di grembiule e bussò alla porta di servizio della cucina " Salve Signore, sono un ottimo lavapiatti, non è che avete bisogno di uno come me?" Il padrone lo squadrò ben bene : non era certo vestito bene, ma almeno non puzzava, poi gli sembrava un viso simpatico, ma senza farsi tradire dai suoi pensieri, un pò bruscamente disse " Va bene ragazzo, stasera voglio vedere come te la cavi, ma sia inteso che per stasare non ti pago! Prima di prendere qualcuno qui, nella mia cucina, voglio verificare che sia onesto e bravo!" " Signore, vedrà che riuscirò ad accontentarla.. Dove sono I piatti da lavare??" E detto questo si rimboccò le maniche e seguì le indicazioni del cuoco. Il padrone, lo teneva d'occhio e rimase soddisfatto a fine servizio, quando tutti I piatti facevano bella mostra di sè tutti impilati e lindi, non ne aveva rotto neppure uno!
"Vieni ragazzo, avrai fame dopo una lavorata del genere, vieni, siediti e mangia quello che è rimasto" "Signore, la ringrazio, ma mi basta un pezzo di pane e una fetta di formaggio, non voglio abusare della sua bontà" e detto questo prese un pezzo di pane, una fetta di formaggio, salutò ed uscì dalla porta lasciando il padrone senza parole, che solo dopo un pò gli corse dietro e gli urlò " Ragazzo, ti aspetto qui domani sera e tutte le sere che vorrai venire... E ti pagherò anche! - e visto che il ragazzo non si fermava aggiunse- ti darò un soldo la settimana!" "Grazie signore, domani sarò puntuale " "Ehi, come ti chiami ragazzo?" "Giacomo" " Giacomo... e poi??" "Solo Giacomo signore, buonanotte" Il padrone tornò nella locanda interdetto. "Bhè??!? che avete da guardare?? per oggi abbiamo finito, andate a casa" e chiuse la porta dietro le loro spalle. Il cuoco, il suo aiutante e la cameriera strada facendo confabulavano tra loro sulla strana reazione del loro padrone a turno recitavano le varie parti di Giacomo e il padrone non mancando di ridere. Giacomo, intanto, era tornato sulla strada che usciva dal paese e visto un albero con la radice concava che usciva dal terreno a mò di culla, pensò bene di passarci dentro la notte avvolto nella sua tovaglia.
La mattina seguente si alzò di buon ora, scese al torrente che aveva fiancheggiato la sera prima ,per lavarsi e per lavare anche la tovaglia che si era sporcata lavorando. Si inginocchiò sulla riva del fiume, lavò la tovaglia, poi si guardò intorno: a pochi passi c'era un enorme ciliegio con i rami bassi facevano proprio al caso suo, ci stese la tovaglia e tornò verso il fiume per lavarsi. Mentre era ancora sul greto del fiume, un uomo gli venne incontro: "Ragazzo, è tua quella tovaglia che hai steso sul mio ciliegio?" "Signore mi scusi, non sapevo che il ciliegio fosse di qualcuno... la tolgo subito" e si alzò dirigendosi verso la tovaglia "
Ragazzo, lasciala pure, mi hai reso un servizio, mi hai dato una buona idea... devi sapere che ogni giorno vengo qui per spaventare tutte le cornacchie e i passeri che assalgono il mio frutteto, ma ciò non ostante, non riesco mai a raccogliere abbastanza frutti da vendere... i ricami argentati che ci sono sopra la tua tovaglia , all'ondeggiar del vento, spaventano gli uccelli... credo che ora metterò delle strisce di stoffa a tutti gli alberi.. così vedrai che quei maledetti uccellacci staranno lontano! vieni figliolo, vieni a casa mia.. ti offro qualcosa da mangiare" " La ringrazio signore, ma non verrò a casa sua, ho del lavoro da sbrigare, ma sono contento di esserle stato di aiuto" " Prendi almeno un pò di ciliege, ragazzo, ti prego, voglio sdebitarmi!" "Allora va bene, vada per un pò di ciliege, ma me le raccolgo io, non voglio darle ulteriore disturbo" "Sei un ragazzo molto educato, come ti chiami?" "Giacomo, signore" "Che Dio ti benedica, Giacomo" Così Giacomo raccolse le ciliege, piegò la sua tovaglia e si avviò verso il paese. Certo che di giorno era tutta un'altra cosa: la strada principale brulicava di persone che andavano e venivano: donne con le borse per la spesa, con mercanzia da scambiare, uomini che entravano all'ufficio postale, altri erano intenti a riparare i tetti di legno delle case, uomini che entravano dal barbiere... questo gli fece venire un'idea, si rimise la tovaglia davanti come un grembiule ed entrò anche lui nella bottega, ma sempre dalla porta di servizio.
"Signore, posso spazzare io il pavimento, portare acqua pulita, pulire gli utensili... mi accontento di quello che lei pensa possa meritare il mio lavoro, se lo svolgerò come piace a lei" Il barbiere rimase un pò stupito da quello che era poco più di un bimbetto nell'aspetto, ma che parlava come un saggio. " Va bene, ragazzo, vediamo come te la cavi, ma ti avverto, non devi importunare o infastidire in alcun modo i miei clienti" "Stia tranquillo, signore, lavoro nella locanda, e il padrone è contento di me, vedrà che sarà contento anche lei" e detto questo prese il secchio e lo andò a riempire alla pompa dell'acqua che era proprio in mezzo al paese. Il barbiere, a quelle parole, si lasciò convincere, se era riuscito ad accontentare l'oste, allora di sicuro doveva essere un bravo ragazzo. A fine giornata, Giacomo aveva guadagnato il suo primo soldino, ed era molto soddisfatto, ma non aveva tempo per crogiolarsi nel suo compiacimento, l'oste lo stava aspettando.
"Buonasera a tutti, eccomi qui pronto a lavorare" Tutta la sera si disimpegnò tra stoviglie e pentole senza mai fermarsi un attimo, sempre con un occhio di riguardo per anticipare le richieste del cuoco. I giorni passavano e anche le notti, Giacomo cresceva sia fisicamente, sia interiormente, si faceva benvolere da tutti, anche l'oste era più rilassato e bonario e ogni sera gli dava un soldo per il lavoro svolto, oltre che quasi obbligarlo a sedersi a tavola con tutti loro. Fu così che ben presto Giacomo cominciò a racimolare denaro, non dormiva più nell'incavo dell'albero, ma ora poteva permettersi una stanza tutta per sè. Passarono gli anni, tanti, l'oste si ammalò gravemente, fino a morire, lasciando in eredità il suo locale proprio a Giacomo, che non era più il lavapiatti, ma il suo braccio destro, aveva imparato a tenere la contabilità, a fare gli ordini delle cibarie, ad organizzare il lavoro della cucina e della sala, era affabile con i clienti, onesto, aveva imparato a trattare le persone nelle dovute maniere e in pochi anni, dopo la morte dell'oste era diventato un uomo ricco.
Fu a quel punto che decise di tornare a casa a trovare i fratelli di cui non aveva più saputo nulla da quando se ne era andato, ma non certo per questo si era dimenticato di loro. Man mano che il calesse si avvicinava alla sua casa natia, notò con tristezza che tutto stava andando in malora, il bosco non era ripulito dalle piante infestanti, i campi erano incolti, pieni di erbacce e cespugli, gli animali , molto meno numerosi di quando se ne era andato, abbandonati a sè stessi... lo sconforto si stava facendo strada in lui e cominciò a pensare al peggio fino a quando si fermò davanti alla catapecchia che una volta era una casa, dalla quale provenivano delle voci alticce e piene di insulti: i suoi fratelli stavano litigando per l'ennesima volta.
Bussò, non ricevendo risposta entrò, Marco e Luca zittirono all'istante. "Salve, posso entrare? ho bussato ma non mi avete sentito" "Prego signore, si accomodi pure nella nostra umile casa, in cosa possiamo servirla ?" "Ma non mi riconoscete?" chiese quasi dispiaciuto Giacomo " Ma .. veramente..." balbettò Marco, Luca gli si avvicinò per guardarlo meglio, gli girò intorno... "Ma.. ma... no, non è possibile... lei è... tu sei..." "Sì, sono Giacomo, Luca, sono vostro fratello" e detto questo, spiegò la sua tovaglia e la stese sulla tavola, uscì per ritornare poco dopo con ogni ben di Dio da mangiare sotto lo sguardo attonito e incredulo dei fratelli.Avanti, sedetevi qui vicino a me e pranziamo insieme, voglio che mi raccontiate tutto quello che avete fatto in questi lunghissimi anni".
" I due fratelli si sedettero, Marco, per poco non cadeva dalla sedia tanto era rimasto imbambolato da quella visita inaspettata. Così, tra un morso ad un cosciotto di cervo, una forchettata di verdure e un bicchiere di buon vino i tre fratelli si raccontarono le vicissitudini vissute fino a quel momento. " Bene, fratelli, ho una proposta da favi.... che ne dite se vi compro la casa, il bosco, la terra e tutto il resto? certo non voglio che andiate via da qui... qualcuno dovrà occuparsi di tutto quando sarò via e mi piacerebbe che foste voi... rimetterò tutto a posto, la casa, i campi, gli animali... vorrei che mi aiutaste in questo" Marco e Luca restarono di sasso a quelle parole.. Giacomo, il loro fratello più piccolo che se ne era andato con una tovaglia, e lo avevano deriso anche alle spalle per questo, era tornato da gran signore e non solo, stava proponendo loro di occuparsi della fattoria... proprio a loro che l'avevano ridotta in quello stato, per poco non gli andava di traverso il boccone! "Aveva ragione nostro padre quando, in punto di morte, aveva detto che tu avresti avuto un destino particolare,... forse perchè assomigli così tanto alla mamma nel carattere..." " O forse perchè non mi son lasciato abbattere, e mi sono accontento di ciò che avevo e, anzi, ho cercato di farlo fruttare, dopo tutto una tovaglia era meglio di niente e adesso che ci penso bene, è stato proprio da lei che è iniziato tutto... ho imparato in tutti questi anni che non è importante la quantità di ciò che si ha, ma la sua qualità e sfruttarla al massimo...ed è proprio ciò che ho intenzione di fare con questa fattoria, sempre che siate d'accordo e me lo permettiate..."
ho imparato in tutti questi anni che non è importante la quantità di ciò che si ha, ma la sua qualità e sfruttarla al massimo...ed è proprio ciò che ho intenzione di fare con questa fattoria, sempre che siate d'accordo e me lo permettiate..." "Giacomo anche noi abbiamo imparato una cosa: non faremo lo stesso errore due volte, vero Luca??" i tre fratelli si abbracciarono commossi e felici di essersi ritrovati. Intanto una brezza leggera e fresca fece socchiudere la porta quasi a voler richiudere la gioia in quella casa che per tanto tempo aveva visto solo tristezze... ma era il vento... o una fata??? chi lo sà.....