Stefania M. - Firenze
IL TESORO RITROVATO
(la scoperta del segreto o il segreto della scoperta)
Pioveva forte quel pomeriggio ed Elisa si annoiava molto in casa , senza nessuno con cui giocare. Le giornate sembravano interminabili , specialmente quando non poteva uscire ed incontrare qualche amica, con cui dividere il suo tempo libero…. Decise così di salire in soffitta: era li che si rifugiava nei momenti in cui non sapeva come occupare il resto della giornata, perchè poteva giocare all'esploratrice. Si metteva infatti a rovistare dappertutto, alla ricerca di qualcosa che accendesse la sua fantasia, così, da immaginare chissà quali storie. Aprì quel vecchio baule verde, posto in fondo, sotto l'abbaino del tetto….. Le piaceva tanto quel baule, sembrava proprio il tipico forziere che è solito trovarsi a bordo dei grandi vascelli dei pirati. Le cerniere , completamente arrugginite dal tempo, lo facevano scricchiolare ogni volta in cui veniva aperto.
Ma oggi forse, Elisa presta più attenzione nel sollevare il coperchio e , solo dopo averlo completamente svuotato, con le mani ancora piene di quella polvere fine , che forma come una patina fastidiosa su tutto il palmo, si accorge che c'è un doppio fondo, rimastole sconosciuto, nel corso di tutti quegli anni. Sollevato quindi, quello che fino ad allora era stato l'unico fondo che credeva ci fosse, sfilò delicatamente un manoscritto su pergamena che, a giudicare dalle sue condizioni, doveva essere molto antico, scritto in corsivo, con la penna a china. La meraviglia che provò, si unì all'infinita curiosità , che da sempre la contraddistingueva, che subito prese il sopravvento e iniziò a leggerlo. Riconobbe così, che l'ampolla descritta nel racconto, assomigliava tanto a quella che sua nonna teneva gelosamente custodita in camera sua, nella bacheca di vetro, e che, fin da piccola, le era sempre piaciuta. Senza dire niente a nessuno, decise di tenersi il racconto: lo arrotolò velocemente, e lo nascose in camera sua, ripromettendosi, l'indomani, di parlarne con la maestra, unica , sua preziosa confidente.
La maestra, incuriosita dalla storia di Elisa, le chiese di poterlo leggere a tutti, durante la lezione. La mattina seguente, il racconto si trovava nelle sue mani, mentre 'ampolla era nello zaino di Elisa. Così la maestra comunicò ai bimbi, che quel giorno avrebbe loro letto una storia nuova, molto bella, alla quale dovevano prestare massima attenzione. I bimbi, ancora mezzi assonnati ed un po' svogliati, per niente convinti delle sue parole e certi che avrebbero ascoltato una storia come tante altre, continuarono a fare quello che già stavano facendo, senza curarsi di lei. In classe regnava il caos più totale: chi era intento a costruire aereoplanini di carta, chi lanciava la gomma da cancellare al compagno più lontano, chi batteva insistentemente la matita sul banco solo per dare fastidio, chi si alzava in piedi e, strisciando la sedia a terra, provocava uno stridio irritante, chi conversava col compagno vicino, chi cantava, chi si sdraiava a terra scimmiottando animali vari.
La maestra però, non si perse d'animo e, dopo averl richiamati all'ordine un paio di volte, iniziò a leggere. Una, due, tre frasi bastarono per catturare anche gli sguardi dei più disattenti; che adesso erano i primi ad intimare il silenzio più assoluto. Dopo dieci minuti, la classe era ormai assorta in un silenzio mai sentito, mai avuto prima. Tutti ascoltavano adesso e tutto, dal loro atteggiamento, faceva ben capire che volevano farlo: sguardo fisso su di lei, gomiti ben piantati sul banco, mani che sostengono il mento, proprio come quando veniamo rapiti da qualcosa di misteriosamente affascinante. E mentre la maestra proseguiva, non poteva fare a meno di notare, valutare e ammirare la loro concentrazione, perso già ogni timore di alzare gli occhi e trovarli tutti addormentati. Il silenzio regna sovrano, in tutta la stanza.
Elisa, è seduta nel terzo banco vicino alla finestra, che era stata già socchiusa, per stemperare e mitigare l'aria calda presente in classe, e mentre ascolta, guarda fuori, quelle numerose nuvole che quel giorno affollavano il cielo, tante come le miriadi di auto imbottigliate solitamente nel traffico quotidiano. Ce n'erano di svariate forme, di diverso tipo: una sembrava proprio un fiore appena sbocciato, un'altra una foglia con molte punte, e laggiù in fondo, ce n'era una che pareva proprio una piccola farfalla, precisa nella forma, perfetta nel contorno, che giocava nel cielo, improvvisandosi perfetta danzatrice, a farsi rincorrere dal vento. E mentre la maestra leggeva: "Il vento si alzò forte nel cielo, fino a toccare le nuvole e a spostarle con un lieve movimento della sua bocca…." improvvisamente la finestra si aprì del tutto, proprio come se qualcuno l'avesse spinta con la mano per entrare e poter ascoltare attentamente quella storia.
Entrò così una leggera brezza, che non distolse mai, neanche per un attimo, l'attenzione dei bambini. Così fu fino alla fine del racconto e mentre tutto era ancora avvolto in quell'enorme sfera di silenzio che precede ogni domanda, e ognuno di loro elaborava il racconto e ricordava la magica ampolla, il vento propiziatorio che l'aveva amorevolmente preparata, riempita e donata, lo spicchio di luna così magnanimo e altruista e quella stella cadente che aveva deciso di non smettere MAI di brillare, un bimbo, come risvegliatosi dal sogno, alzò la mano, chiedendo di intervenire : Anche io, la voglio, un'ampolla così !!! E ad una ad una, molteplici furono le braccia sparse nell'aria di quella classe, tantissime, le mani che si aprivano a ventaglio e si spingevano sempre più in alto, come per indicare chi, di loro, l'aveva desiderata per secondo. Tutti volevano per sè la stessa ampolla, o quanto meno realizzare il sogno che questa rappresentava per loro e desideravano solo e insistentemente sapere cosa dovevano, o potevano fare, per riceverne una uguale.
Il Vento, che vide tutte quelle mani agitate dentro di sè e che sentiva perfettamente l'intensità del loro desiderio, non rinunciò, anche stavolta, a compiere il suo piccolo, grande miracolo. Fece così entrare in classe, una bellissima e leggiadra farfalla multicolore, che andò a posarsi sull'estremità dell'ampolla della nonna di Elisa, posta, fin dall'inizio della lettura, sulla cattedra della maestra. E lì rimase, per tutto il tempo in cui, anche il vento fu presente. Elisa, capì improvvisamente tutto il segreto della scoperta fatta e si diresse verso la cattedra. Col faccino pallido, di chi, per la sua enorme timidezza stenta ad essere intraprendente, guardò ad uno ad uno i suoi compagni e, superato ogni timore, disse: " Vi voglio tanto bene, credetemi, ma non posso dividere con Voi questa ampolla; perchè è di mia nonna, e dovrò riportarla a casa."
Ma c'è una cosa che posso e voglio dividere con tutti voi e, che voi dovete promettermi cercherete sempre di fare altrettanto: possiamo darci la mano e formare una catena infinita, così da riunire tutti i bambini del mondo, affinchè possano sentire il calore che arriva dalla mano dell'altro, per trasmettere da una mano all'altra la solidarietà, l'altruismo, l'affetto, la tenerezza. Contro l'indifferenza, l'egoismo, il proprio interesse. Perchè tutti così potremo apprezzare i colori della vita, sentirne il profumo e portarlo per sempre dentro di noi. Una catena di mani che niente e nessuno, potrà mai interrompere. Così cresceremo, sicuri di essere da grandi, veri uomini e vere donne.
La farfalla agitò le sue ali e, lentamente si allontanò dall'ampolla. Volteggiò un po' nella stanza, piroettando sulla testa di ogni bimbo, per porgere il suo saluto e si diresse verso Elisa; le si posò sul grembiule un attimo, per ringraziarla e, velocemente, guadagnò l'uscita, riprendendo il suo volo, alta nel cielo. Adesso, c'erano miriadi di nasi volti in sù, appoggiati al vetro della finestra di classe. Guardavano tutti le nuvole che finalmente si allontanavano, lasciando spazio ad infiniti squarci di azzurro. Era il Vento, che nell'unico modo in cui gli era possibile, ringraziava tutti loro per avergli dimostrato, ancora una volta, quanto immensa fosse la sensibilità e la disponibilità dei bambini. E laggiù, proprio nel punto in cui si era diretta e lentamente scomparsa la farfalla, si potè finalmente scorgere un meraviglioso arcobaleno. Tutti allora, estremamente sereni, si presero per mano, iniziando, con gioia, un allegro girotondo.